Saverio Vertone e Athos Ongaro
Farewell, 2008, olio su tela, 170x150 cm
Vertone: Allora senti, io stavo finendo di
leggere il tuo ultimo pezzo, “Stelle Rotanti”, molto bello, l'ho riletto stamattina, è il migliore di
tutti come stile. Abbandoni un po' il romanesco che è in alcuni…È un caso di
entificazione dell'astratto come tutto quello che riguarda la cultura...
Ongaro: Scusami un caso di?
V: Entificazione dell'astratto, è
un'espressione inventata da Hegel e poi usato molto. Entificazione
dell'astratto è rendere esistente una cosa che esiste soltanto nel pensiero.
O: Sì sì.
V: E qui c'è, esplode la contraddizione
della cultura contemporanea tra forma e materia. Ecco, per parlare in termini
chiari e brutali noi perché temiamo la morte?
O: Dimmelo tu!
V: Eh, te lo dico io, almeno per me
temiamo la morte come annientamento di una forma, che è quella dell'anima, noi
siamo una forma. Non siamo la materia.
O: Che siamo la forma dell'anima è da
vedere,.
V: E si entra nel contrasto, nella
contraddizione tra forma e materia. La materia è eterna, non si distrugge mai.
È la forma che sparisce., la materia
è indistruttibile...
O: La mia scommessa è che lo sia anche
la forma.
V: La forma è transitoria.
O: La mia scommessa è che il
transitorio sia eterno
V: E vorrei che la vincessi, ma...
O: Cercheremo di vincerla
V: No, temo che non la vincerai. No, ma
c'è una distinzione che permane e che non può essere ignorata neanche da te. La
forma, l'anima è una materia o una forma?
O: Non sono d’accordo sulla
contrapposizione
V: E lo vedo lo vedo. È impossibile
pensare senza distinguere.tra forma e materia.. Accetti il termine di sostanza?
O: Ma questa suddivisione. crea un
sacco di problemi.
V: È un termine usato da Socrate.
O: È uno che mi piace poco.
V: Lo so, ma è la filosofia. E puoi
discutere senza tener conto che c'è stata la storia della filosofia?
Non
puoi discutere di filosofia, di pensiero se non tieni conto del pensiero che si
è sviluppato.
O: È un punto di vista della filosofia.
Non è l'unico.
V: Non è l'unico ma è un punto di vista
a cui ci si arriva discutendo.
O: C’è Parmenide ma c'è anche Eraclito.
V: E cosa dice Parmenide?
O: Parmenide dice che l’essere è
immobile e sempre uguale a se stesso.
V: Parmenide dice, con una formula
ancora più stringata: l'essere c'è, il non essere non c'è. Perché se ci fosse
il non essere non ci saremmo neanche noi. Non saremmo qui a rompere i coglioni
a chi ci legge. Parmenide è stato il più grande filosofo dell'umanità.
Dopodiché…
O: Dopodiché c'è Eraclito che dice che
l'essere è divenire.
Senza titolo, 1999, carboncino su carta
V: C'è Platone che concilia l'essere e
il non essere con il divenire. Difatti è difficile confutare il divenire. Sei
un bambino e poi sei un vecchio. E sei sempre tu. Ecco allora, è questo che
bisogna spiegare. Se si può spiegare sennò...
O: Platone non ha conciliato un bel
niente
V: E si può spiegare se non discutendo?
Sennò riposiamo su una nostra oscura credenza che tu hai, io non ho, e ognuno
se la tiene.
O: E quale sarebbe l'oscura credenza
che io avrei?
V: Che c'è una indistruttibile unità
dell'essere e del non essere, cioè del divenire.
O: Eh sì, secondo me sono due termini
di comodo che hanno preso il posto di…
V: Ecco, esiste un pensiero che non
tenga conto della filosofia?
O: Esistono altri modi che non sono
quelli della filosofia. Se guardiamo un'artista come Watteau, appartiene al
divenire o all’essere?
V: Watteau appartiene al divenire,
certamente.
O: Watteau è il primo passo verso la soluzione della
contrapposizione tra divenire ed essere. Questo è Watteau, di questo si occupa l'arte
moderna.
V: Sono perfettamente d'accordo. L'arte
contemporanea è chiusa nel paradosso che si possa pensare senza pensare.
O: Non è chiusa nel paradosso, sta
tentando di risolverlo
V: Però tutti i travagli dell'arte
contemporanea, che sono visibilissimi, avanguardie in testa, tutti i passaggi
drammatici dell'avanguardia, che deve continuamente a mangiarsi la coda, fare
una cosa diversa da quella che ha fatto, è terribile.
O: Sta analizzando diversi aspetti di
un unico problema questo: come si concilia Parmenide con Eraclito?
V: Questo è il punto e ognuno se lo
tiene dentro di sé. Se si vuole arrivare a una chiarezza ulteriore, si
incomincia a discutere, e incominciando a discutere si contrappongono dei
concetti. E viene fuori forma e materia.
O: Ma è possibile tutto questo se non c'è un Io?
Duchamp dice “no, è impossibile”, dice anche “la cultura dell'Occidente è
sterile perché è una cultura ermafroditica, a questo software intellettuale
manca un concetto femminile, un'idea femminile, quello che tu vuoi, , da
contrapporre…
V: Non c'è Venere?
O: Poco, troppo poco. Da contrapporre a
Cartesio. Dove è una figura come quella di Cartesio? Cosa si contrappone a cogito ergo sum?
V: Hobbes, il contraltare di Cartesio è
Hobbes.
O: No, il contraltare del cogito ergo sum è sum ergo cogito.
V: Non a caso l'empirismo ha dominato
la cultura anglosassone. Gli inglesi hanno intentato l'empirismo. Cioè la
capacità di rimanere in sella facendosi sgroppare sotto il cavallo del
pensiero, Questa è la grande invenzione del pensiero anglosassone. Che non è
imprigionato nella visione, come dire, fissa e ossessiva del pensiero tedesco.
È esattamente l'opposto. Il pensiero continentale, ma soprattutto quello
tedesco, è Hegel.
O: Ma non si può parlare solo di
pensiero.
V: Bisogna pensare.
O: Certamente, ma il pensiero va
contrapposto a se stesso.
V: No no. Voglio dire, noi abbiamo la
percezione diretta di noi stessi. Ci siamo. Ci sentiamo vivi. Abbiamo una
concezione intuitiva della nostra vita. E sai cosa dice, chi è che lo dice? Se
me lo chiedono non lo so…
O: Agostino.
V: Eh, Agostino. Se non me lo chiedi so
cosa è, se me lo chiedi non lo so. Ma non riguarda noi, riguarda tutto.
O: Certamente.
V: Quando dobbiamo spiegare, dobbiamo
pensarci. E quando dobbiamo pensare dobbiamo distinguere.
O: Ma non è solo pensare Tu dici c'è il problema della morte ma se il problema
della morte è correlato al cogito ergo
sum è la disperazione. Col sum ergo cogito cambia aspetto.
V: Sì ma soltanto, quando incominciamo
a discuterne dobbiamo usare il cogito e il sum, tutti e due. Perché
sappiamo di esserci, abbiamo un'intuizione primordiale di esistere, di noi
stessi e, se non ci chiedono cosa siamo, lo sappiamo, però poi se ce lo
chiedono dobbiamo incominciare a distinguere, cioè a entrare in quel labirinto
che è il pensiero.
O: A quel labirinto io direi di
aggiungere l'arte.
Giardino di eden, 2009, olio su tela, 230x200 cm
V: E qui hai toccato il tema della
serata. Perché l'arte, come tutte le altre forme dell'essere, è una
manifestazione di vita intuitiva che abbiamo e che teniamo ben cara ciascuno
nel segreto del proprio cuore, chiamiamolo così. Però appena bisogna spiegarla
ad altri non sappiamo più. Esattamente come Agostino. Incominciamo a entrare
nelle vie labirintiche della cultura.
O: Entriamoci
V: Ecco, che non sono così dappertutto
eh, perché sono soprattutto così in Occidente. La cultura occidentale si è
sviluppata sulla base di questa intuizione di Parmenide e della soluzione di
Platone. Essere e divenire. Mentre per esempio in Cina non sono storicisti, non
danno importanza alla storia. Hanno distrutto tutte le tracce del loro passato.
Adesso arrivano in Italia per studiare il passato di una grande civiltà antica
come la loro, o un po' meno, ma comunque antica, e quindi cogliere le ragioni
della persistenza di una cultura. Come mai in Italia c'è il 90% del patrimonio
artistico del mondo? Come mai?
O: Non lo so ma è successo in questo paese...
Perché? Perché avevamo teste migliori? Non credo.
V: C’entra Roma o non c'entra. Visto
che tu non la puoi soffrire.
O: Secondo me c'entrano più gli Etruschi di Roma.
V: Scusa, la civiltà romana è una
civiltà etrusca.
O: La civiltà
etrusca è una cosa, quella romana è un'altra.
V: Scusa, c'erano i Titienses di
origine sabina, Ramnenses di origine etrusca, e Luceres di origine anche essi
etrusca. Quindi le tre tribù fondamentali da cui è nata Roma erano, due delle
tre erano etrusche, la terza era italica. Cioè sabina.
O: Quindi misti.
V: Quella romana è una civiltà etrusca,
è lo sviluppo della civiltà etrusca.
O: Io nella civiltà romana noto
un'altra cosa. Noto che la divinità è lo Stato.
V: Lo so, lo so, tu ce l'hai con lo
Stato. Io invece adoro lo Stato, siamo agli opposti.
O: Nella civiltà romana, la vera divinità
è lo Stato.
V: Infatti hanno inventato la
democrazia moderna. I Romani. Questo hanno fatto. La democrazia moderna, che è
fondata sullo Stato, cioè sull’interesse generale.
O: È fondata sulla propaganda e sugli interessi
di parte.
V: Sì benissimo. Ma sullo stato e sulla
dimensione molteplice delle parti che inseguono questi interessi generali. E
che si formano solo attraverso il dibattito. Questa è la democrazia moderna.
O: Quella greca era la stessa?
V: Era la stessa esattamente.
O: Allora l'hanno inventata loro non i
Romani.
V: No, ma quella greca non ha unificato
lo stato. Erano tribù che si mettevano d'accordo.
O: Ma perché dobbiamo unificare lo
stato? Per quale motivo?
V: Perché è l'unico obiettivo che
bisogna cercare di raggiungere nel tentare di soddisfare gli interessi
generali. A chi affido gli interessi generali?
O: Gli interessi generali devono essere interessi
secondari rispetto a quello fra te e il grande problema,
V: No, ma se è solo metafisico allora
non discutiamo più, se è solo metafisico allora addio.
O: Non è solo questione di metafisica, perché
ridursi alla gestione di un aspetto solo della realtà.
V: Sì ma la retrospezione, cioè se vai
a guardare l'inizio della civiltà, ti accorgi che è legata alla intuizione di
un potere trascendente. All'intuizione
di un interesse che supera anche le conoscenze che noi crediamo di avere...
O: Certamente, sono più comodo in quell'ambito.
V; Eh ma prendendo quell'ambito lì
arriviamo direttamente a Roma.
O; Come arrivi dal trascendente a Roma?
V: Esattamente perché il trascendente è
l'interesse generale che si forma attraverso il dibattito degli interessi
particolari.
O: Ma è una traslazione civica non è...
Arpista, olio su tela, 200x140 cm
V: In politica, ma in politica è così.
È la democrazia moderna, occidentale. Non in Cina per esempio. Questa occidentale così come si è
formata storicamente, e si è formata a partire dalla esperienza culturale greca
e dall’esperienza politica romana.
O: L'esperienza culturale greca. E cosa
era in origine questa esperienza culturale greca? Su cosa si fondava?
V: Sul principio platonico del
divenire.
O: E chi l'ha detto che si è fondata
sul principio platonico e non sui Misteri? E non sul teatro che con Platone
aveva ben poco a che vedere?
V: Ma allora si è fondata come quella
degli aborigeni.
O: Oh benissimo. Su cosa si fonda
quella degli aborigeni?
V: Sull'intuizione di una trascendenza.
O: Sull’esperire una trascendenza, non
su un'intuizione astratta.
V: Sì, ma tutti noi viviamo quello che
diciamo.
O: Ma noi viviamo il trascendente o
viviamo le forme derivate da un'interpretazione?
V: Se lo chiedi a me non lo so.
O: Secondo me viviamo le forme
derivate.
V: Per me, io non lo so. Poi se ne discuto
intendo una tesi. Ma mi dici cosa è? Io non lo so.
O: Ma il saperlo significa non sperimentarlo?
V: Ah, ancora meno sperimentarlo. Io
non ho sperimentato. Io sperimento la mia presenza nel mondo, sperimento il
sospetto che ho di avere una cosa importante in fondo all'ignoto che
caratterizza. Benissimo. Se mi chiedi che cosa è, è discutere con me. Allora...
O: Spiegare è difficile però si può
entrare in contatto con quel... gli aborigeni sono in grado di spiegare a te o
a me cosa è il tempo di sogno?
V: No.
O:, però possiamo cercare di capire
cosa è questo tempo di sogno?
V: Sì.
O: Se cerchiamo di capire questo tempo
di sogno siamo...
V: Ognuno di noi lo capisce in un modo
diverso poi quando ne discute incomincia... No, ma devi ammettere che c'è il
pensiero oltre che la...
O: Io dico che accanto al pensiero ci
sono altre cose.
V: Sì, ma poi quando devi definirle.
O: Le altre cose magari non si
definiscono, le altre cose magari si fanno.
V: Allora, tu vuoi dire una cosa su cui
sono perfettamente d'accordo. In principio sta il verbus.
O:
Non so se c'è…
V: Non no, c'è. Iniziale è la
percezione oscura della nostra presenza nel mondo. Sì?
O: Come inizio di consapevolezza?
V: Ma no come spiegazione, come
intuizione.
O: Ma perché vuoi sempre delle
spiegazioni.
V: Ma, se parliamo allora bisogna che
tu mi spieghi quello che pensi.
O: Sì ma non è solo uno spiegare, si
può anche intuire, alludere, in qualche modo avvicinarsi a un'area difficilmente
accessibile.
V: Ed è quello che stiamo facendo.
O: Sì. Allora secondo me all'inizio non
c’è il verbus ma ci sono due. C'è un
femminile e un maschile.
V: Ma se tu adesso dici che il re
d'Atene scopava la regina.
O: Lo dicono loro.
V: Ecco che c'è il femminile. Dioniso è
una creatura ibrida un ubriacone. È un drogato. No no i greci hanno intuito
perfettamente che era un drogato.
O: Dioniso era “vissi d’arte vissi d’amore”,
Puccini lo ha intuito meglio dei Greci e sicuramente molto meglio dei
Romani. Dioniso è “vissi d'arte, vissi
d'amore”. Fantastico come l'ha beccato con quella romanza.
V: Anche lui ha vissuto d'arte, ha
vissuto d'amore e poi...
O: Ha vissuto bene. Allora io penso che
“vissi d'arte, vissi d'amore” sia l'inizio
della storia dell'Occidente, non un prodotto derivato nel passaggio dal trascendente
o da questo segmento di trascendente che usiamo e riteniamo di poter spiegare,
la cui traduzione nelle forme sociali diventa lo Stato dei Romani, come tu
dici, e che come giustamente osservi, a
me interessa poco…
Eros, 2008, olio su tela, 200x140 cm
V: Le istituzioni.
O: Le istituzioni in genere per te sono
molto importanti, per me poco.
V: Tu sei un anarchico. Va benissimo
eh?
O: Ma no sono un artista, è diverso.
V: Al fondo di ogni artista è la
pretesa di potere rivendicare il diritto di essere amati. Sì.
O: No.
Tu riporti tutto a forme sociali, a forme politiche. Io non ho questa
ansia, questa urgenza di tradurre in forme politiche.
V: No traduci in arte che poi l’arte è
giudicata in forme politiche.
O: L'arte è una forma di contatto
diretto col trascendente. Quello che abbiamo deciso di chiamare trascendente
V: La Madonna col bambino.
O: La Madonna è fantastica, come è
fantastica Isis, come è fantastica ogni figura femminile che abbia resistito al
tempo. Come è fantastica Rrose Sélavy di Duchamp.
V: E il cesso?
O: Anche quello è interessante. Il cesso risponde
alla domanda che tu facevi prima, anzi non so se l'hai fatta ma, in ogni caso
la faccio io: è l'arte che decide chi siamo, o siamo noi a decidere cosa sia
l'arte?
V: Tutte e due.
O: Oh, ma quale è il punto di frizione fra
tutte e due?
V: No, dipende se vogliamo rimanere
chiusi dentro noi stessi o aprirci allo scambio di vedute, allora se vogliamo
rimanere chiusi possiamo andarcene perché ognuno rimane con le sue convinzioni,
percezioni profonde, tutto quello che…
O: Benissimo, ma quale artista più di
Duchamp ha scomodato il pensiero?
Intervento: Mi inserisco perché tutto il
ragionamento straordinario è intorno a certi aspetti dell’Athos Ongaro
scrittore e pensatore
V: Ma è lui che li porta come
scrittori. Invece deve parlarne come artista.
O: Io ne parlo da artista
I: Una domanda, invece il tuo lavoro
artistico recente, diciamo il tuo lavoro come pittore, la tua opera recente, ma
non solo, anche quella di scrittore, in che modo è collegata?
O: È collegata alla percezione, che
l'arte, chiamiamola moderna, che farei iniziare da Watteau, soprattutto in
Francia sia impegnata a chiarire qualcosa. Watteau: il tempo dell'uomo.
Duchamp: la chiarificazione dello schema intellettuale della nostra cultura.
Cezanne: il problema della sostanza di cui Saverio parlava prima. E poi altri
come...
I: Questi sono i compagni di viaggio
che tu senti vicino…
O: Questi sono i precedecessori che
ritengo abbiano stabilito dei punti chiari.
V: È molto bello, bellissimo quello che
dici.
O: A partire da questi tre punti
chiave, che sono lo spazio di Cezanne, il tempo di Watteau, l'individuo di
Duchamp...
V: Bene, senti, sono d'accordo con te.
Ammetti che tutto questo, appena usciamo dalla nostra solitudine interiore, ci
costringe a parlare di un dramma del cultura. È quanto mai drammatica
l'avanguardia. Ecco. E tu dici, a un certo punto, mi pare di averlo letto, che
l'arte è passata dal classico al neoclassico. Cosa intendi?
O: Io intendo per classico il confrontarsi con il
trascendente, il neoclassico ridursi al trasceso, a un dato culturale. Il
neoclassico è confrontarsi con qualcosa che si è confrontato con il
trascendente.
V: Sono d'accordo con te, allora
andiamo addirittura all'origine, agli aborigeni. E allora gi aborigeni non si
permetterebbero mai di dire come te, come dici tu che il trascendente è
superfluo, e quello che conta è il trasceso.
O: Ah no, io non dico affatto...
V: Ma lo dici di fatto. Quello che
conta è l'arte.
O: L'esperienza mia di artista, consiste nell’aver capito cosa sta succedendo nel
pensiero dell'Occidente.
V: Ecco, posso citare anche me?
O: Altroché.
V: Io ho scritto su di te, no?
O: Otto Sculture
V: Otto Sculture, esattamente. E mi pare,
che effetto ti ha fatto, perché...
O: Straordinario. Se poi pensi che era
vent'anni fa, una bella intuizione hai capito prima di me quello che avrei fatto.
V:” Anche adesso che ho visto tutto o
quasi, sono sicuro che Ongaro fa ben altro, anche se né lui né noi sappiamo
bene che cosa faccia. Probabilmente è rimasto isolato in un mondo che lo
smentisce giorno per giorno da qualche millennio. Ma deve aver conservato dentro di sé, in qualche ripostiglio,
l'energia segreta dell’antica cultura che è stata smentita. E questo gli
permette di tenere a bada il mondo...” Questo vuol dire che tu sei un
aborigeno.
O: Mi fai un complimento, lo sai.
I: Saverio ma allora, un aborigeno
oggi, nel 2010 in Italia che ci sta a fare? A cosa ci serve? Che ne facciamo di
un aborigeno?
V: Lo mettiamo in forno, lo facciamo
cuocere.
O: L'aborigeno serve a creare un...,
V: No grazie. No ma tu sei in una
situazione estremamente drammatica perché sei rimasto un aborigeno in un mondo
che sta parlando di aborigeni, e quindi che li conosce da fuori.
O: Il mondo che sta parlando di
aborigeni, sta finendo.
V: Sì sta finendo, ma questo non è
importante. Sta finendo, sta parlando di aborigeni e tu sei un aborigeno e
quindi sei uno conosciuto da fuori dal mondo mentre tu il mondo lo vedi da
dentro.
O: Dunque, loro conoscono me da fuori,
V: E tu ti conosci da dentro. E tu
pretendi che il mondo ti conosca come sei dentro? Non riuscirà mai.
O: Secondo me è divertente conoscere il
mondo da dentro, perché il mondo che conosce gli aborigeni da fuori, io lo
conosco da dentro,.
V: Ma il punto non è solo tuo, è di
tutta la cultura moderna e soprattutto delle avanguardie. Una terribile
successione di situazioni contrastanti dell'avanguardia legate a questa strana
situazione di un mondo in cui ci sono degli artisti che pretendono di vivere
come gli aborigeni in base a un'intuizione primordiale, e un mondo che dovrebbe
capirli.
O: A me che il mondo capisca , sì
certo, però...
V: No, ma sai cosa bisogna fare? La
danza.
O: Il tango è fantastico.
V: Il tango o quello che vuoi. È la
danza che esprime questo stato, non la pittura. Perché la pittura introduce già
un dato riflesso.
I: Domanda che sorge spontanea: perché
la pittura oggi ha... Perché la pittura dopo aver fatto la scultura?
O: Sarà genetico.
I: Cosa ti aspetti dal pubblico, visto
che avrai presto una mostra, che veda e
conosca o si lasci muovere da...
V: Si lasci emozionare...
O: Vedano loro. Per me è riproporre, un
modello culturale che forse non è attuale...
V: È attualissimo
O: Partendo da tre punti fermi rappresentati
da Watteau, Duchamp e Cezanne, sostanza, tempo e individuo, come ricombinano
questi tre punti?
V: Lo dico qui. “Come Burri, Ongaro
trasfigura la materia in materia. Ma come Rubens glorifica solo la materia
formata, non la matrice informe, la silenziosa presenza del sacco, il sommesso
scricchiolio del cretto, l'unisono protratto della lacca, bensì i corpi di
marmo dei sileni, le donne che danzano dentro il legno colorato, la faccia
vernacola dei reietti da bar, la faccia sfaccettata nel mosaico come nei mille
occhi di una mosca. Lui onora la materia così come la trova nel mondo già
costituito che lascia com’è. Ongaro non scompone le cose nei loro fattori
primi, perché anche questa sarebbe un'operazione astratta alla quale un robusto
centauro sperduto nella società postindustriale… che però sa galoppare sulle nostre
autostrade, non si rassegnerà mai.” E allora, io oltre a questo non so che cosa
dire.
I: Quindi vale per la scultura e vale
per la pittura.
V: Certo.
O: La pittura, credo, che ci siano due
aspetti. Uno...
Ancestors, 2006, olio su tela, 230x200 cm
V: No, tu dai un'interpretazione
mistica della pittura. Sì sì mistica perché trascende tutte le definizioni
possibili e invece poi anche la danza è questo. La danza è estasi, orgasmo,
cioè abbandono alle forze primordiali dell'essere. E la pittura c'è già una
riflessione.
O: Non lo so, non ho mai provato
l'estasi. Ho provato a ballare il tango, con delle belle ragazze, la faccenda
era interessante.
V: L'orgasmo si avvicina all’estasi.
O: Riguardo alla pittura la troverei un'operazione
filosofica più completa della filosofia. Alla filosofia si aggiunge
qualcos'altro. C'è il pensiero e c'è l'erotismo.
V: La pittura come filosofia più la
danza.
O: Il pensiero più la danza,.
I: E la scultura?
O:, Anche la scultura.
I: La scultura è tridimensionale,
quindi c’è tutto un mondo con lo spazio che nella pittura non c'è.
O: La fisica quantistica ci insegna che
l'idea di spazio è un'idea mica così chiara come...
V: Allora ti riduci a citare la fisica
quantistica.
O: Ci sono idee molto interessanti.
V: Comunque la tua pretesa di muoverti
nell'erotismo, perché è erotica quella pretesa lì, l'erotismo è una cosa
importantissima, è l'orgasmo della danza La pittura è erotismo ma è anche...
O: La pittura, come la scultura, è dare
forma all'Eros.
(Pausa caffè)
O: Io ero
rimasto impressionato da quella serie di articoli tuoi sulla Russia prima che
crollasse. Mi sembrava straordinario,
accidenti. L'intelligenza tua la si conosce, ma secondo me la tua qualità
migliore è l'intuito, e l'intuito è irrazionale. Quello viene…
V: L'intelligenza è l'intuito.
O: L'intelligenza vera sì, certo. Però
ci sono persone estremamente intelligenti che di intuito manco l'ombra.
Voltaire aveva intuito?
V: Sì.
O: Ma....
V: Caro Ongaro, ma ti chiami Ongaro
perché avevi un antenato ungherese?
O: Boh, siamo Veneti, probabilmente venuti
dall'est. E mi trovo benissimo con gli
slavi.
V: Sai perché ti trovi benissimo con
gli slavi? Perché sono mentalmente indisciplinati.
O: Sì, è vero. Però hanno qualcosa che
noi non abbiamo più, in Occidente.
V: La vitalità.
O: Io lo chiamerei erotismo.
V: La differenza tra quello che dici tu
e quello che penso io è che la vita è drammatica, qualsiasi forma di vita:
artistica, filosofica…
O: Cosa intendi per drammatico?
V: Piena di contrasti interni, incapace
di arrivare a una soluzione finale. Questa è la vitalità. Se vuoi parlare di
orgasmo benissimo, l'orgasmo è esattamente un'espressione...
O: No, l'orgasmo è la cosa che mi
interessa meno. Saverio mi sembri un
mistico.
I: È per questo che esiste la ricerca
dell'orgasmo.
V: Ma l'arte è mistica più che la religione
dei preti. Misticismo, mistero.
O: Ma i mistici sono gli iniziati dei
Misteri. Ma cosa succedeva nei Misteri?
V: Senti, a proposito di questo, ti
voglio dire una cosa. Tu sei un po' troppo succube della filosofia tedesca che
ha fatto della Grecia il capolavoro della storia dell'umanità. Non è affatto
vero. C'è stato l'Egitto prima, c'è stato un sacco di cose. I Sumeri che tu
tratti con un certo disprezzo. E poi c'è stata tutta la storia orientale che
non conosciamo bene, e che però ha avuto esiti molto diversi dalla nostra,
tanto che la Cina manda osservatori in Italia per cercare di capire cosa è una
civiltà che, avendo origini antiche come la sua, conserva, ha preservato.
O: Secondo me la filosofia di Saverio è
la filosofia del cammello.
Santorini II, 2000, olio su tela, 190x146 cm
V: Benissimo, è un animale che mi
piace.
O: È la filosofia del cammello. Ha gli occhi da cammello, anche il dondolare ipnotico
cammello o un cammelliere, non so, C'è questa combinazione di ipnosi e di occhi
liquorosi aperti sul mondo. Liquorosi nel senso di carichi di nettare,
V: Grazie,
O: Non è che voglio farti i complimenti
eh. È come ti vedo io. Allora questa filosofia del cammello, che certamente
precede la filosofia...
V: Questo è il finale ottimo. Si
finisce così.
I: I tre capisaldi dell'arte
contemporanea e l'orgasmo: cammello.
O: Lui è un materialista mistico… che
poi sia il materialismo dei processi cognitivi non cambia quasi niente.
V: Allora posso dirti una cosa?
Sostanzialmente non sono diverso da te. E poi appena ci mettiamo a discutere,
inevitabilmente ci schieriamo su posizioni diverse.
O: Ma possiamo anche scambiarle.
I: Secondo te Saverio, oggi, nel nostro
tempo, che cosa è un artista, che ruolo ha?
V: Lui ha detto bene una cosa, che il
nostro tempo è caratterizzato dal passaggio dalla classicità al neoclassicismo.
Il nostro tempo è caratterizzato da una pretesa dell'arte di tipo neoclassico,
cioè di razionalizzare l'arte. Che non è razionalizzabile. E in questo lui ha
ragione. Solo che non è razionalizzabile neanche l'esclusione della ragione. E
quindi appena si discute ci si divide. E questa è la democrazia, è la cultura,
è l'invenzione dello stato, dell'interesse comune, delle istituzioni, della
capacità di ricostruire la storia che ti ha preceduto cercando di capirla e
discutendo con chiunque l'ha capita come te ma non può darti la ragione.
I: Come mai però in Occidente, e non
solo, per secoli e secoli, fino a pochi decenni fa comunque l'artista era una
figura preminente. anche nella reputazione sociale, era vicino al principe o al
re, o all’élite, era una figura dotata di un carisma sociale. Diciamo così.
V: Era un cameriere l'artista, una
persona di servizio. Era un cortigiano. Era riconosciuto anche tra le persone
di servizio: questa è brava, questa sa lavare i piatti, quella no. Ma oggi non è più così e proprio per
questo la situazione è diventata così ingarbugliata e drammatica. Perché sono
sempre persone di servizio, nel senso che servono, ma non ci sono più i
mecenati, non c'è più l'erogazione di favori in base a una valutazione di
merito che prescinde dai meriti culturali. La grandezza dei mecenati era che lo
facevano perché gli piaceva. Compravano un'opera perché gli piaceva, non perché
corrispondeva a certi pregiudizi momentanei della cultura.
I: È venuto meno l'apprezzamento
istintivo individuale. E non mediato da una cultura che può essere sbagliata e,
come dire, legata a dei pregiudizi momentanei. Infatti noi viviamo in questa
fase.
I: Ma che cosa è successo perché fino
alla metà del '900…
O: È la vecchiaia di una cultura, è la
senilità.
Evelino, 1985, life size
V: È la senilità ma la senilità non è
soltanto italiana, è una cosa mondiale.
I: È sempre andata peggio man mano con
gli anni trascorsi, se fai riferimento agli anni ’50 ad oggi, cosa è stato che
fondamentalmente ha deviato?
V: Dunque, gli anni ’50 sono stati i
migliori. Sono stati gli anni in cui l’Italia è diventata un paese industriale
da agricolo che era, ricco da povero che era, colto da ignorante che era, che
ha raggiunto la Francia, la Germania e l’Inghilterra nelle dimensioni della sua
potenza economica. Ma caspita, quello era un miracolo economico. Grazie a chi?
A Togliatti, a De Gasperi e a Di Vittorio.
I: Però guarda che ne dopoguerra
italiano l’artista… ha perso quella figura, invece in America non era così.
V: L’artista è importante nella cultura,
ma nella vita quotidiana non è mai stato importante. È sempre stata una figura
di servizio. E lo è anche adesso. Adesso però, dopo la pretesa neoclassica di
fare dell’arte un principio razionale per eccellenza, è venuta fuori questa
tragedia dell’avanguardia.
O: Secondo me ci sono due aspetti,:
Uno: cosa l’arte sta facendo. Due: come viene considerata socialmente l’arte.
Su come viene considerata socialmente l’arte sono d’accordo con voi,. Ma sta
facendo qualcosa che in nessun altro ambito si sta facendo,
I: Arti visive stai parlando?
O: In generale: letteratura, musica e
arti visive, l’arte in generale.
V: Questo mi sembra difficile
sostenerlo.
O: Si è posta l’attenzione sulla struttura culturale che ha formato la nostra
vita da 2000 anni a questa parte. Diciamo pure 3000. Che poi questo sia riconosciuto o meno
socialmente, che sia considerato cameriere o stalliere, pazienza
I: La storia dell’arte.
O: E’ la storia dell’Occidente,
l’Occidente è nato con l’arte, non è nato con Socrate come sostiene Saverio è
nato con “vissi d’arte, vissi d’amore”,
V: L’Occidente è morto con “vissi
d’arte, vissi d’amore”.
O: È morto con Socrate. Ha cominciato a
morire con Socrate.
V: No, questo è gratuito.
O: Non è mica tanto gratuito. io faccio risalire l’Occidente, al teatro. Il
teatro all’origine. era la divinità che scende e recita l’uomo. Questo era il teatro e questa è la nascita
dell’Occidente. Quando l’Occidente dimentica chi è e come è nato, cioè il
principio dell’uomo-Dio di cui è portatore, è la morte dell’Occidente.
V: No, la vicinanza tra l’erotismo e il
misticismo non è stata scoperta adesso. Misticismo è erotismo soprattutto. E tu
sei vittima della cultura tedesca-romantica.
O: Ma no, mi piace Nietsche, gli altri
no, Hegel poi non lo sopporto. secondo
me la crisi dell’Occidente, è la crisi di un’idea, quello dell’uomo-Dio,
V: È la crisi di Gesù Cristo.
L’uomo-Dio è Gesù Cristo, scusami.
O: È venuto molto tempo dopo, prima non
era Gesù Cristo.
I: È una crisi tutta occidentale, non
credo che il resto del mondo questo problema esiste.
O: No di certo. Però si dice la crisi
dell’Occidente, ma in Cina sono state applicate le idee occidentali.
Moai, 2006, olio su tela, 150x130 cm
V: In Cina stanno raggiungendo
l’Occidente quanto a potenza capitalistica. Imitandolo. Però guarda, rimangono
cinesi, stai attento.
I: Ma è divertente vederli conquistare
una posizione che…
O: La decadenza dell’Occidente, è la
decadenza di un’idea cicladica,. Per rispondere a Saverio, che dice che io…
Cicladica e Creta ma Creta Minoica, non
la Creta dei Dori o degli Achei, o dei Micenei. Creta Minoica i cui rapporti
con l’Egitto, con la Palestina e con i cammellieri...
V: Stiamo facendo della storia, e non
dell’arte.
O: Questa idea dell’uomo-Dio, non c’era
da nessuna parte, non in Egitto, non c’è
stata tra i Sumeri, per i Sumeri non c’era l’uomo-Dio, c’erano gli dei, è
un’altra cosa.
V: Di questo non sono sicuro, guarda. E in Egitto?
O: Sì, ma li era solo il faraone a
essere uomo-Dio, gli altri tiravano su le piramidi.
V:E anche qui, soltanto…
O: Questa idea è stata centrale nella formazione della nostra cultura. Lo Stato,
che tu dici democratico, è un prodotto di questa idea, è un prodotto
dell’uomo-Dio, Il teatro rendeva chiara la discesa del Dio nel mondo. Nel teatro il Dio e agiva l’uomo. Non era
terapeutico come sosteneva Aristotele, Aristotele non poteva già più capire
che…
V: No, ora non mi dire che era uno
stronzo perché
O: Non dico che era uno stronzo, dico
che non poteva più capire quello che era il teatro in origine. Per lui era la
catarsi, ma il teatro non era catarsi.
V: Tu stai parlando solo di catarsi
caro mio.
O: Io non sto parlando di catarsi, ma
di epifania. questo è il punto centrale per l’Occidente,.
V: Senti, tu lavori sulle emozioni, la
cosa principale per te sono le emozioni, ch hai tu e che puoi suscitare negli
altri. Bene, la catarsi è la purificazione attraverso le emozioni. Più
catartico di te non conosco nessuno.
O: La catarsi appartiene alla decadenza
del teatro
V: La catarsi è emozione.
O: La catarsi è la purificazione
attraverso l’emozione.
I: Questa è una descrizione plausibile
del significato del tuo lavoro?
O: No
I: Allora, perché tu fai quello che fai
oggi?
O: Io faccio finta di scherzare per
toccare un argomento così serio che non riesco a toccare se non scherzandoci
sopra.
V: Tu fai finta di scherzare per dire
delle bugie non plausibili. Per fare passare come indiscutibile una tua visione
della storia. Comunque, per far passare come vera una tua particolare visione
della storia.
O: Una particolare visione della
realtà, mi va bene.
I: Saresti disposto ad accogliere una
percezione del pubblico che va a vedere una mostra dei tuoi quadri e quindi
giudica in qualche modo il tuo lavoro. Voglio dire, è uno scherzo, o usi lo
scherzo, o scherzi su temi…
O: Io uso un certo tono nei miei lavori
perché l’argomento è così incandescente che va preso con le molle. E la mia
maniera di prenderlo con le molle è di scherzarci sopra.
V: È giustissimo.
I: Per il commercio dell’arte è stato
utilizzato lo strumento finanziario che ha generato confusione tra borsa e
arte.
V: Un periodo drammatico in cui si è
infilata la cultura.
O: Già Warhol diceva “un buon affare è
l’arte migliore”. E quell’altro “mi
chiedono se il mio lavoro è arte o non è arte, è esposto nei musei quindi è
arte”. L’istituzione decide cosa è l’arte?
V: Invece secondo te chi è che lo
decide?
I: Oggi c’è qualcuno che decide queste
cose.
V: Chi è che decide cosa è arte? È la
cultura. Ma la cultura la decide chi?
O: La decide la finanza tu dici? Se è
così ha ragione Hirst che fa il teschio
tempestato di brillanti e dice che costa 150 milioni e quindi è l’arte più straordinaria che ci
sia
V: Che è una critica della modernità.
O: Ma sì. è cinico ma non stupido. Porta
alle conseguenze estreme la decadenza.
V: Ha reso visibile il paradosso. Insomma,
siamo d’accordo. Adesso l’arte si è infognata in questo equivoco tra borsa e
cultura.
O: Non l’arte alcuni artisti. Ma questa è senilità
V: Qui siamo al tramonto
dell’Occidente, certamente. Lo diceva Nietsche, però lo hanno detto dei
mascalzoni che sarebbe meglio tenere a bada. Se è inteso male produce il fascismo.
O: Se è inteso male produce anche la speculazione
finanziaria…
V: Sì sì e poi il fascismo. Quindi per
intenderlo bene bisogna discutere e chiarire, fare uno sforzo per incontrarsi
sulla stessa strada. Questa è la lezione vera che tu dai all’arte e alla storia
dell’arte.